Ci sono storie che fremono e scalpitano per essere raccontate. Perché dentro ci possiamo trovare tanta bellezza, ispirazione e forza che sarebbe un peccato non farle emergere.
Una di queste è la storia, davvero pazzesca, della nascita del film Young Frankenstein, qui in Italia conosciuto soprattutto come Frankenstein Junior: nato da un’idea un po’ matta, da una grande amicizia e da innumerevoli cadute, professionali e personali, dei due protagonisti, l’attore Gene Wilder ed il regista Mel Brooks.
Questa storia vede la luce grazie alla grandissima passione della sua autrice, la fumettista Isabella Di Leo, per i film e le storie di questi due artisti, che l’hanno anche aiutata in momenti difficili. Così, per Becco Giallo, è uscito Si può fare! Gene Wilder e Mel Brooks: nascita di un sodalizio mostruoso.
Ed ecco che facciamo parlare lei, Isabella Di Leo: godetevi l’intervista!
La tua graphic novel mi ha colpito e commosso: l’ho letta tutta d’un fiato e mi è sono rimasti impressi alcuni temi che tratti con sensibilità e amore. Ma prima di tutto lo chiedo a te: di cosa parla, per te, “Si può fare”?
Parla prima di tutto di una grande amicizia, vissuta molto appassionatamente, tra due grandissimi artisti (Gene Wilder e Mel Brooks) e di come questa amicizia ha condotto loro nelle giuste strade per permettere loro di riscattarsi nella vita. Entrambi sono riusciti a realizzarsi solo in tarda età (rispetto allo standard delle star di Hollywood) e non sarebbe mai accaduto se non si fossero conosciuti. Quindi direi che le parole chiave sono: amicizia, passione e un’incredibile forza di volontà. Il resto è storia…
Mi ha colpito la ricerca accurata e profonda che si nota nella storia che hai messo in scena. Com’è stato il periodo in cui ti sei dedicata alla ricerca e come sono confluite tutte le suggestioni della realtà nella scelta degli episodi di cui parlare?
Ho cominciato a pensare a un abbozzo della storia tra l’estate e la fine dell’anno del 2019. Poi ho continuato a fare ricerche anche durante la realizzazione in bella del fumetto, lungo tutto il 2020. Posso tranquillamente dire che è stata la mia valvola di sfogo durante la pandemia. Le ricerche non hanno mai smesso fino all’ultimo, trovavo sempre del materiale con qualche piccolo dettaglio che poteva impreziosire ulteriormente la storia. Ricordo di aver ricevuto una rivista americana del 1976 una settimana prima della scadenza, e di averci trovato dentro delle frasi di Gene che mi hanno illuminato e che avrei dovuto inserire assolutamente… E così ho fatto! Ho rifatto da capo un paio di vignette solo per poter inserire quel nuovo dettaglio che avevo appena scoperto.
Ho apprezzato tanto i raccordi tra presente e passato, in cui approfondiamo un aspetto che fa sì che, nel presente della storia, i personaggi agiscano in un certo modo. Come hai capito che era l’espediente giusto per raccontare dell’amicizia tra Mel e Gene?
Beccogiallo mi ha aiutato a trovare la giusta quadra, secondo loro “Frankenstein Junior” avrebbe dovuto essere l’argomento principale, ma per poter arrivare a parlare del loro film più popolare avrei dovuto necessariamente raccontare il percorso che li ha condotti fino a lì. Alla mia richiesta di poter usare dei flashback, Beccogiallo mi rispose che non c’era alcun problema. Frankenstein Junior non nasce dal nulla, è frutto di una lunga amicizia, ed era necessario raccontarla, fornire tutto il contesto.
La sensazione di non farcela e di avere idee che devono scendere a compromessi è qualcosa che viene ribaltato nella creazione di Young Frankenstein. Cosa ha rappresentato per te narrare questa storia?
Poter finalmente dire grazie a due persone per me molto care e importanti. La loro comicità mi tiene compagnia da quando ero adolescente e lo ha fatto soprattutto in momenti di difficoltà, aiutando a rendere le giornate più leggere e spensierate. Sono 270 pagine di “GRAZIE!” e spero di riuscire a trasmettere questa mia forte passione anche al lettore.
Dedicare un’opera a qualcuno che per noi, con la sua arte, è stato importante come hai raccontato essere stato per te Gene dev’essere un’emozione splendida. Come ti sei sentita quando la tua opera ha visto la luce?
Non ci ho creduto fino a quando non ho avuto la copia in mano! Durante la realizzazione ho avuto paura più volte di non riuscire a farcela, che fosse un progetto troppo complicato e non avessi le giuste capacità… E invece ora è nelle mie mani! É stata una sensazione incredibile, come essere riusciti ad arrivare in cima a una montagna impervia. Bisogna davvero credere di più in sé stessi, abbiamo più forza e capacità di quello che crediamo. Sono davvero orgogliosa di essere riuscita a portare a compimento questa ode.
I “grazie” di Isabella si sentono forti e chiari: non potete che correre a scoprirli tra le pagine, leggendo questa bellissima graphic novel!
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