Ci sono delle cose che ci piacciono fin da quando siamo piccoli, e che restano le preferite durante tutta la nostra vita. Magari senza che sappiamo, o ci chiediamo il perché. Ma lo sappiamo con certezza incrollabile.
Tra queste cose, per me, ci sono i libri lunghi.
E quando dico lunghi intendo lunghi lunghi, diciamo dalle 600 pagine in su. Al punto che esito a comprare un libro breve, di poche pagine. E sono attratta da quei volumoni belli spessi, possibilmente con la copertina morbida.
I libri lunghi sono rassicuranti: una volta che sei entrato nella storia, che hai fatto amicizia con i personaggi, che hai scelto chi ti piace e chi detesti, sai che puoi restare in quel mondo per un bel po’ di tempo. Nessuno ti caccerà via.
I libri lunghi contengono anche parti che non piacciono. Il che sembrerebbe allontanarci, ad un primo sguardo superficiale. Invece le parti che non piacciono, o piacciono di meno, sono lì per farci apprezzare di più quelle belle o meravigliose. Sono come nella vita quei periodi in cui ti va tutto storto, che sai che finirà ma non sai quando, e che in una prospettiva un po’ più ampia ti fa rendere conto di quanto è fantastico e anche un po’ magico quando le cose vanno come tu vuoi che vadano.
Alcuni vi diranno anche: e se un libro è noioso, come fai a leggerlo se è così lungo? Il problema è che se un libro è noioso, io non ne sopporto neanche 10 pagine. E mi concedo di non leggerlo. Però se un libro è lungo gli do qualche chance in più.
Ho come la sensazione che se uno scrittore si è messo lì e ha riempito 700 o 1.000 pagine e che anche solo l’atto di scriverlo fisicamente gli ha portato via mezza vita, qualche buon motivo l’ha avuto. Tutta quella tenacia, tutta quella resistenza e quella pazienza devono venire da una parte profonda, necessaria, importante.
Per cui aspetto a giudicarlo. Gli consento di essere lento.
Chiudo con un ultimo pensiero: stamattina ho dovuto lasciare la macchina perché ieri sera avevo dimenticato accese le doppie frecce e scaricato la batteria. Sono andata a prendere il treno: pioveva e non avevo l’ombrello, ma ho pensato, ho i soldi, ho da leggere, posso andare!
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