Se penso a un libro senza tempo penso a Pinocchio.
Com’ero buffo, quand’ero un burattino! E come ora son contento di essere diventato un ragazzino per bene!…
Ci sono poche storie, a mio parere, così universali come Pinocchio. Lui siamo tutti noi. Siamo grezzi come un pezzo di legno da piccoli, siamo stolti e ingenui, ma se abbiamo la fortuna di incontrare persone buone, diventiamo “veri”, diventiamo per bene.
Pinocchio è il primo film che ho visto al cinema, nella versione di Walt Disney. Quando il poveretto finisce nel ventre della balena, mi sono alzata dalla sedia e ho cominciato a correre a tutta velocità verso il grande schermo, gridando: Pioccio! Pioccio! Sperando di poterlo salvare, io bambina di nemmeno quattro anni. Non sapevo in effetti che Pinocchio è la storia di un salvataggio. Salvarsi da se stessi, con l’aiuto di quelle persone buone che nel libro assomigliano al Grillo Parlante o alla Fata Turchina, avrei scoperto col tempo, non è mica tanto facile. Ci vuole una forza notevole, ci vuole pazienza. Non sapevo infatti che esiste un modo di essere “per male” che sta in varia misura dentro ciascuno di noi e che, se non stiamo più che attenti, ci conduce dritti nel Paese dei Balocchi e tra le fauci di Mangiafuoco.
Come diceva Pennac, leggere è un atto di amore. E proprio come per un innamorato o un innamorata, per Pinocchio moltissimi lettori di tutto il mondo, me compresa, provano un sentimento forte e inossidabile. L’amore in definitiva potrebbe essere proprio quel sentimento che osserva con tenerezza in sé e negli altri, il divenire grandi, reali, onesti.
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