Mentre finisce l’estate, e mentre nonostante la morìa di edicole noi tutti si aspetti mesti la calata delle raccolte a fascicoli, tipo ‘i più bei trattori agricoli del Novecento’ o ‘cucchiaini da te per i set di bambole in porcellana’, dicevo, mentre finisce l’estate, anche le sinapsi si riaccendono forzosamente – per chi le ha mandate in letargo col caldo, ovvio. C’è questo mantra che parte a tardo maggio, primi di giugno al più tardi, sulle ‘letture da ombrellone’. Sembra che d’estate il cervello debba per forza passare il tempo a crogiolarsi nel nulla, o a vivere con la gioia smodata e ottusa di un cubista del Papeete.
E ora, ecco che si affaccia settembre: il momento in cui chi lavora ricomincia a darci dentro seriamente, il momento in cui la popolazione sotto la maggiore età torna sui banchi di scuola. Sgobbi?, sembra dire il concetto: allora sei allenato, dacci dentro anche con la qualità delle pagine. Vi ci riconoscete? Dai, dite la verità. Io marginalmente, confesso vostro onore. Capita anche a me di avere fame di storie, più che di pura cultura, se mi concedete il termine: meno saggi e più romanzi. Solo che se mi fermo a pensare, se ci ragiono meglio… no, dai, è un sentimento fisiologico che non si accende sopra i trenta gradi, ma 365 giorni l’anno. Amo i saggi, gli approfondimenti, vado letteralmente pazzo per tutto ciò che propone ‘incastri’ fra materie, competenze, periodi storici, curiosità fini a se stesse e geniali intuizioni che svoltano come minimo la giornata. Tra comodino e libreria ne ho parecchi, e di argomenti anche piuttosto, come li definiamo, inutili ma appassionanti? Dal Libro degli essere a malapena immaginabili di Caspar Henderson (Adelphi), monumentale e infatti a fianco del cuscino da mesi, al Libro delle avventure perdute (L’Ippocampo), furbamente anonimo ed elegantissimo. E poi Strongmen di Nottetempo, francamente evitabile (peccato), Camminare di Erling Kagge (Einaudi, splendido), Perché viaggiamo di Tony Wheeler (EDT), agile e divertente. Faccio la scorpacciata di idee, ma poi ehi, datemi una storia e nessuno si farà male!
Mi sarebbe piaciuto anche quest’anno, ma il fatto è che quest’estate c’è stata una novità: dopo comodi vent’anni, mi tocca ricominciare a studiare – progetti in vista, e dovrò sapere molto bene cosa sto dicendo, ehm. Quindi, altro che romanzi: ho fatto incetta di saggistica e biografie (non dico nulla, ssssh, scaramanzia portami via!), e quindi niente, per un po’ mi sa che non ci sarà spazio che per letture ‘da appunti’. Cosa che peraltro mi sono tristemente reso conto di non saper più fare. Ma imparerò di nuovo, via, fare schemi è come andare in bicicletta.
E voi, che rapporto avete con i libri ‘da studiare’? Avete mollato la presa e viaggiate solo con la fantasia oppure li amate ancora? E in vacanza li affrontate o pussa via? Dite dite.
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