Ognuno di noi ha un momento della giornata che predilige. Il mio è la pausa pranzo, ma non per il motivo che sembra così scontato. Stacco la spina e cammino, godo così di quell’intervallo dal lavoro per osservarmi intorno, respirare aria fresca, sperando che sia anche abbastanza buona, e ossigenare il cervello. E’ in quei frangenti che, lasciando andare i pensieri, arrivano nuove idee e le emozioni e suggestioni della mattinata trovano un loro spazio e significato dentro. Qualche giorno fa riflettevo su quanti modi differenti di camminare ci siano: ognuno ha il suo, diverso anche a seconda delle fasi della vita e dei ritmi della quotidianità. Intanto, su quel marciapiede un po’ dissestato mi passavano a fianco un’anziana signora con due borse della spesa, ansimante per la fatica, e una ragazza che con passo svelto e zaino in spalla si dirigeva alla fermata del pullman. Vite e cammini che si incrociano, spesso inconsapevolmente.
Camminare per coprire uno spazio, come ricorda l’etimologia del termine, e allora quel tempo pare quasi una parentesi. Camminare per passeggiare, in modo distensivo e per piacere: impossibile a questo punto non cogliere il riferimento a un titolo di Umberto Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi. Camminare per compiere esercizio fisico – e pare che sia sempre più di moda, oltre che salutare. Camminare per affrontare una sfida e fare un percorso che va oltre l’atto fisico: c’è chi compie lunghi viaggi a piedi alla ricerca di un proprio tessuto spirituale o di nuove conoscenze; c’è chi sale in montagna come l’alpinista Nives Meroi (incontrata a Cuneo per Scrittorincitttà in occasione della presentazione del suo libro Non ti farò aspettare) che ha scalato dodici dei quattordici ottomila della Terra senza dimenticare il significato vero del cammino. Camminare per scoprire una città o angoli suggestivi del territorio. Camminare per stare in compagnia e condividere chiacchiere e un po’ di sé. Camminare leggendo: io amo farlo nella bella stagione, per lo più quando il cielo si colora verso sera, su strade famigliari e poco trafficate e so di non essere l’unica (lanci un tweet o lasci un like chi ha la stessa abitudine); la cosa buffa è che spesso in questi casi chi mi incontra tenta di sbirciare il libro che tengo tra le mani. E ancora, camminare semplicemente per rilassarsi, su una spiaggia ancora quasi deserta o in una grande città per ascoltare il proprio tempo.
L’altro giorno, durante la mia camminata, ho fatto tappa in libreria e per caso – ma sarà proprio così? – su uno scaffale ho incontrato un libro letto diversi anni fa in una piacevole vacanza stranamente fatta ad ottobre. Il cammino di Santiago di Paulo Coelho. Un libro che non ho più perché prestato e mai reso, ma che ogni tanto torna nei pensieri. Un libro che avevo sottolineato e arricchito con appunti sparsi. Un libro che non ho mai ricomprato perché, forse, non sarebbe lo stesso. Ho letto le prime righe, poi ho camminato per tornare alla mia scrivania.
A te lettore che sei capitato su questa pagina auguro quindi buon cammino! Qualunque sia il tuo passo, qualunque sia il tuo punto di partenza e la meta che ti poni, qualunque sia il motivo per cui hai deciso di partire.
Il piacere di camminare, condivido tutto cio’ che avete scritto, io mi sono trasferita da poco in un piccolo paesino della Val di Susa, dopo un primo momento di rifiuto ora
il camminare mi fatto amare questo paese è i suoi boschi. Al mattino, quando il tempo lo permette parto in compagnia del cagnone di mio figlio e mi inoltro in questi boschi, magnifici boschi, forse e’ ridicolo dirlo, ma e’ stato terapeutico, ho ritrovato serenita’ e gioia di vivere. Non rinuncerei piu’ a questo mio nuovo modo di spendere un paio d’ ore della mia giornAta,
Camminare nei boschi e vivere i boschi, il piacere di camminare all’ennesima potenza!