Durante la quarantena ho letto molto. Sia perché leggere è il modo migliore per abitare, almeno temporaneamente, un altro mondo, sia perché nei libri si trovano idee, riflessioni, pensieri, concetti, spunti che aiutano a capire e ad affrontare il nuovo, lo sconosciuto; perfetti quindi per il momento che abbiamo vissuto e stiamo tuttora vivendo.
Ho letto prevalentemente un po’ in versione elettronica e un po’ libri di carta che avevo in casa. E di libri da leggere, sia in formato elettronico che cartaceo, ne ho ancora molti.
Ma il mio secondo desiderio, dopo quello di tagliarmi i capelli (che per fortuna sono riuscita a esaudire), è quello di andare in libreria.
Ho voglia di toccare, di aprire, di vedere con i miei occhi i libri nuovi. Sono uscite parecchie cose, dalla ripresa di maggio, e io che sono abituata a vedermi intorno le novità ancora prima che escano, che spesso entro nella libreria dell’azienda dopo pranzo anche solo per dare un’occhiata, io che quando vado in vacanza non resisto a comprare dei libri, ho proprio sentito la mancanza, della libreria come luogo fisico.
E non è un semplice desiderio di accumulo. Il mercato dei libri è bizzarro, e tranne i rari casi in cui un libro ha un grande successo, molti dei prodotti scompaiono poco dopo essere stati stampati. Alle volte li puoi ordinare, ma spesso spariscono proprio non solo dalle librerie ma pure dai magazzini. Quindi se un libro ti interessa ti conviene comprarlo subito, come faresti con una T-shirt da Zara.
Per non dire che i libri io li trovo molto belli, non tutti ma parecchi, e quindi mi piace averli anche solo per l’effetto che fanno nella libreria di casa.
Per fortuna, domani posso finalmente andare a fare acquisti libreschi!
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