#UnMondoDaOsservare

Osservare è qualcosa di tanto naturale quanto respirare. Si osserva in continuazione, anche in modo inconscio e perfino quando si dorme, oserei dire, perché spesso siamo come spettatori dentro i nostri sogni che scatenano emozioni. Quando si osserva qualcosa l’attenzione aumenta, ma non è solo un fatto di testa. Provate a farci caso, magari proprio in questo momento: spostate lo sguardo verso la finestra e lasciate che ciò che vedete vi suggerisca qualcosa. La stessa etimologia del verbo osservare richiama a qualcosa di profondo e che va oltre: observare, custodire avanti o attorno.

Alcuni giorni fa, quasi a ridosso della primavera, la pioggia si è tramutata in neve e i fiocchi a poco a poco sono cresciuti. Una nevicata marzolina. Ciò che sarebbe potuto sembrare strano era realtà: un lieve manto bianco sopra i rami con le gemme. Qualcuno potrebbe ricordare un evento simile in passato, ma perché non lasciarsi stupire ogni volta da eventi così? Osservare la natura incanta e fa riflettere. Quando poi l’uomo entra in relazione con l’ambiente allora i pensieri e la stessa osservazione si vivacizzano. Penso a quei bambini con gli stivali e le cartelle che all’uscita da scuola si divertivano a lasciare le impronte dove lo strato bianco pareva più spesso, al tizio con impermeabile che correva nel parcheggio per arrivare all’auto quasi asciutto tranne poi accorgersi che doveva ripulire il vetro dalla neve, alla donna con doposci e borsa in tinta che portava a spasso il cane cercando di coprire se stessa e lui con un ombrello dello stesso colore del cappotto del suo amico a quattro zampe…

Avete mai giocato con le associazioni linguistiche? Quando si pronuncia il verbo osservare alla mente viene subito il termine paesaggio. E allora tutti a pensare a mare e monti, colline e città (perché c’è anche il paesaggio urbano). Ma andiamo oltre. In questi ultimi due giorni ho sentito più volte un’espressione ricca di significato. Paesaggio interiore. È vero, quanti colori e quante sfumature abbiamo dentro e utilizziamo per relazionarci! Ci sono libri che lo raccontano bene, come Gita al faro di Virginia Woolf (letto e riletto, un bel PerfectBook) in cui l’interiorità gioca il ruolo protagonista e talvolta si rispecchia o si fonde con l’ambiente circostante, parole che riecheggiano e immagini che vivono perché gli occhi della mente osservano andando oltre la superficie e il significato. Così restano ad esempio quelle “stelle negli occhi” che sembrano danzare o quel “mormorio sordo” che non evoca solamente suoni.

Ogni volta che osserviamo qualcosa è come se facessimo una “gita” multisensoriale che arricchisce il nostro bagaglio esperienziale: non temiamo di avere occhi “appannati dall’emozione, ardenti d’intensità”!

One Comment

  1. clara
    27 Marzo 2016
    Reply

    Osservare, ho imparato tardi ad osservare, guardavo, ma non osservavo, come dite nella’ articolo osservare ha un significato piu’ profondo. Osservare mi ha arricchito l’anima e alleggerito il cuore.
    mi piacciono i vostri articoli, mi stimolano a pensare e ad osservarmi dentro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *