Vengo da una famiglia di lettori. Mi piacerebbe smentire la statistica per cui legge di più chi è cresciuto con i libri, ma personalmente non posso. I miei genitori dunque erano dei “lettori forti” e man mano che invecchiavano e avevano più tempo libero e uscivano meno, leggevano di più.
E’ buffo e anche indice dei tempi che la libreria fosse, nel lessico famigliare, quella “di papà”. In realtà le librerie erano tre, e una sola era veramente di papà, nel senso che conteneva i suoi libri di studio. Le altre due erano librerie di famiglia, e da un certo punto in poi soprattutto di mia mamma.
Mentre mio padre amava molto andare in libreria, curiosare, cercare e comprare, mia mamma amava leggere. E se qualcuno sceglieva i libri per lei tanto meglio. Delle 3 librerie, solo una è sopravvissuta al destino della mia generazione, il passaggio verso case che sono la metà di quelle dei genitori e verso famiglie che sono la metà di quelle di origine.
Ora sono felice di avere in casa quella libreria. Libreria che ha ospitato i libri che mi hanno fatto amare la lettura. Libreria che ora ospita i libri che ho deciso di conservare e tramandare. E che continuo a chiamare, anche tra me e me, la libreria di papà.
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