#letturesincronizzate

Una delle grandi condanne che affligge i lettori forti è quella di acquistare compulsivamente decine di libri, ne abbiamo già parlato a suo tempo. Il fatto è che questa dolce malattia ne porta con sé una seconda, e alzi la mano imbrogliando chi non ne soffre: quella di iniziare libri a grappoli, a mucchi, a greggi.

Per chi ha un profilo su Goodreads è particolarmente evidente: lo scaffale degli ‘Sto leggendo’ deborda, avvicinandosi pericolosamente ai ‘Letti’ e ai ‘Vorrei leggere’. Attualmente ne ho quattro in pista, il che suona come uno scarso interesse per ognuno dei quattro – ovviamente non è così, ma diciamocelo: quanto ci si sente in colpa a dire che ‘no, al momento sto leggendo Tal dei tali, ma anche Talaltro… poi ho iniziato Icsipsilonzeta, perché Vudoppio non mi stava appassionando’… dai, abbracciamoci tutti, non fa nulla, davvero. Spesso accade perché uno non ci stava prendendo come volevamo, l’altro è un mattone da assumere a piccole dosi, l’altro ancora è troppo bello per mangiarselo tutto di fila: va così, è il destino di chi sbrana pagine senza soluzione di continuità, ma ovviamente cercandoci qualcosa: se stesso, conoscenza, fuga, chissà.

Di recente mi è capitata però una cosa molto curiosa, che – confesso – ha dato un senso a questo fenomeno rendendolo piacevole, utile persino.

Avevo iniziato Il diario di Gino Cornabò, di Achille Campanile. Lo conoscete? È la stravagante epopea si un emerito sconosciuto perseguitato dalla sfortuna, ma una sfiga molto speciale: è rigorosamente autoindotta da una concezione esageratamente elevata di sé. Una Dunning-Kruger in piena regola, in pratica: il nostro Cornabò è autore di tomi e poemi, di geniali progetti, di ogni sorta di capolavori; tutto però rigorosamente inedito e rifiutato, chissà perché. E così, mentre il nostro piange costantemente il morto rivolgendosi ai posteri che avranno cura della sua fama postuma, alla faccia dei coevi che lo tengono nella bolletta più nera, gli accadono le peggiori ed esilaranti disgrazie che lo riportano al suo rango. Siamo nei primi anni ’40, la penna di Campanile è straripante e dissacrante ai più alti livelli, il diario è una sequenza di piccoli episodi davvero geniali.

Parallelamente però… ah, l’insoddisfazione del lettore!, mi sono tuffato in un reperto da bancarella: L’arte di non riuscire nella vita, di Jean-Paul De La Croix, manualetto dei primi anni ’50 che insegna la nobile arte del fallimento in ogni campo – scuola, lavoro, esercito, politica eccetera. Alcuni consigli sono strepitosi, soprattutto il capitolo sull’esercito che consiglia stupidità furbissima per ogni occasione – salvo la ovvia postilla che in tempo di guerra, beh, vale l’esatto contrario! Si legge in mezza giornata, fila che è un piacere e lascia un sapore dolceamaro che fa riflettere.

Ebbene, per puro caso ho centrato con la stessa freccia due bersagli affini e complementari che mi hanno illuminato le reciproche letture. Due libri-specchio, pagine che sembrano le teorie di Eraclito (‘una e la stessa è la via all’insù o all’ingiù’, c’è qualche filosofo in ascolto che possa confermare?), una reciprocità abbagliante.

Imbroccare un terno simile mi ha proprio fatto felice, e come si fa a non pensare che là fuori ci saranno milioni di combinazioni altrettanto perfette di libri da affrontare simultaneamente?

Ecco, allora niente: stavolta i consigli per gli acquisti sono due, sincronizzati.

E già che ci siamo, siccome ci ho preso gusto: a voi è mai capitato? Avete una strana coppia di testi da consigliare?

2 Comments

  1. 15 Giugno 2019
    Reply

    Credo mi sia successo qualcosa di simile leggendo “Terra Matta” di Vincenzo Rabito e Addio alle armi di Hemingway. Lo stesso argomento visto da due punti di vista differenti.
    🙂 Intanto, Ho messo in wishlist Lacroix e ti seguo su Goodreads.

    • Daniele
      16 Giugno 2019
      Reply

      Wow, grazie della dritta! E ottima scelta (De La Croix eh, non io! ?).
      Ci si legge!

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