I colori sono i primi a raccontare le stagioni, il clima ultimamente sempre meno (le cose non sembrano più essere allineate), ma chi come noi abita nella pianura Padana riconosce un elemento che caratterizza molte mattine (e sere) da ottobre a febbraio e talvolta anche oltre: la nebbia. Qualche giorno fa, uscendo di casa verso le sette, mi sono sentita avvolta da una sottile umidità portata da quel velo grigio che maschera il contorno degli edifici, altera l’intensità delle luci e cade al suolo senza rumore. Guidando era quasi difficile scorgere cosa ci fosse di fianco alla carreggiata, gli occhi seguivano attenti la linea bianca e pareva che la strada si creasse e spiegasse dinanzi a noi andando avanti. Impossibile non immaginare di essere i personaggi di una storia ambientata in un paese fantastico dove intrepidi cavalieri combattono strani esseri per riportare la luce e la vita serena agli abitanti. Qualche titolo? Il Mago di Oz e La storia infinita, giusto per citarne due.
Proprio quella mattina di qualche giorno fa abbiamo iniziato a leggere un libro in cui la nebbia è protagonista, una scelta dettata dalla curiosità ma che – dato lo scenario attorno a noi – si è rivelata una lettura azzeccata e ancor più ricca di suggestioni. Il gigante sepolto del Premio Nobel Kazuo Ishiguro (Einaudi), ambientato nell’antica Inghilterra dove sassoni e britanni si contendevano il dominio, racconta di gente che vive tra campi incolti, brughiere e colli sempre avvolti da una gelida nebbia. Ciò che colpisce è il linguaggio vivo con cui l’autore descrive la sensazione di freddo e isolamento che procura quella nebbia. Non si tratta solo di una componente atmosferica, ha qualcosa di magico legato a silenziose presenze che condizionano la vita. La nebbia che tutto cela si mangia anche i ricordi. Gli anziani Axl e Beatrice, britanni che vivono in una stanza buia non hanno più memoria del proprio figlio: “E’ strano come il mondo dimentichi persone e cose che erano qui soltanto ieri, o l’altro ieri”. Dopo un primo veloce momento di spaesamento, mi trovo immersa nella tristezza e nostalgia che invade l’animo di Axl. Eppure, la prospettiva cambia quando i due anziani sposi intraprendono un viaggio con molte incognite per raggiungere il villaggio del figlio, la cui immagine nella loro mente (seppur evanescente) fa da contraltare al mondo in cui hanno sempre abitato: tra le righe filtrano squarci di speranza e il desiderio di superare la nebbia diventa più forte.
Guidando nella nebbia quando è ancora buio o osservando la bruma salire dalla terra dei campi oggi coltivati, talvolta mi chiedo cosa dovessero affrontare i viaggiatori di un tempo che attraversavano terre non bonificate e popolate da personaggi dalla dubbia fama, senza abiti comodi e caldi né mezzi veloci e sicuri come i nostri. Forse anche la nebbia un tempo non era come quella di oggi, ma più spessa…
[…] Questo è un articolo che vuole riconnettere la lettura al senso del viaggio. Dopo i #ViaggiNellaNebbia del post precedente a questo, ho provato infatti una bellissima sensazione. Il libro è un viaggio, […]